Con l’emergere all’attenzione dell’opinione pubblica in occasione del 18 giugno e di Seattle, l’anarchismo ha ricevuto una notorietà che va ben oltre le aspettative. Nel mondo anglosassone l’anarchismo è rapidamente uscito dall’oscurità del suo storico ruolo critico nei confronti della sinistra per divenire uno dei poli principali del movimento anti-globalizzazione. [English original]
Con l’emergere all’attenzione dell’opinione pubblica in occasione del 18 giugno e di Seattle, l’anarchismo ha ricevuto una notorietà che va ben oltre le aspettative. Nel mondo anglosassone l’anarchismo è rapidamente uscito dall’oscurità del suo storico ruolo critico nei confronti della sinistra per divenire uno dei poli principali del movimento anti-globalizzazione. [English original]
Questo fenomeno non ha nulla a che vedere con le vecchie organizzazioni anarchiche; in gran parte si tratta di una nuova generazione di attivisti che usa metodi di comunicazione e di organizzazione più informali. Anziché costruire una sola organizzazione forte ed unita, questi attivisti ne creano migliaia di carattere informale e di piccole dimensioni destinate molto spesso a durare molto poco. Infatti non si tratta di una "costruzione" vera e propria, quanto in molti casi di alcuni amici che si incontrano durante una manifestazione di protesta e decidono di passare all’azione.
Internet e le ragioni di questa forma di organizzazione
La politica rivoluzionaria è stata sempre influenzata dalle nuove tecnologie. Le grandi e democratiche ribellioni di massa in Francia, America ed Irlanda della fine del XVIII secolo fecero grande uso dello sviluppo della stampa, consentendo lo sviluppo e la diffusione delle alquanto complesse idee repubblicane in tutto il mondo. All’inizio del nuovo millennio è stata internet che ha permesso forme di organizzazione basate su reti fortemente decentrate. Mentre prima la comunicazione internazionale e quella da uno a molti doveva contare su risorse cospicue e quindi su un’organizzazione di massa e sulla centralizzazione delle risorse, il web e la posta elettronica hanno portato un numero gigantesco di persone a poter comunicare direttamente su basi quotidiane e a livello internazionale.
Sono nate così reti informali molto ampie. In termini di dibattito e di organizzazione è determinante la lista di posta elettronica. Un singolo messaggio inviato ad una lista può essere raccolto ed inviato nuovamente a molti altri indirizzi, per cui le idee di un individuo o di piccoli gruppo possono essere diffuse rapidamente e raggiungere un gran numero di persone che non si sono mai incontrate. Questo processo tende a by-passare le organizzazioni esistenti, le quali in gran parte guardano ad internet come ad una minaccia anziché come ad un’opportunità. E per una volta anche il sistema spionistico dello stato e delle forze polizia è entrato in difficoltà laddove un tempo bastava infiltrare un agente nelle organizzazioni centralizzate per sapere tutto sui loro militanti ed attività.
Questi nuovi metodi all’inizio hanno fatto sì che gli attivisti potessero manifestarsi dal nulla e mettere in crisi vertici come quelli di Seattle, Praga e Quebec, dove lo Stato si è auto-imprigionato dietro muri e recinti impenetrabili. Improvvisamente era diventato possibile per un piccolo gruppo con poche risorse a disposizione comunicare con altri e chiedere aiuto in tutto il continente. E per chi intendeva recarsi alle manifestazioni di protesta era possibile ottenere dettagliate informazioni in anticipo tramite i siti web e le liste di posta elettronica. Nel giro di un decennio in cui l’unica esperienza significativa sembrava essere quella Zapatista, si è assistito all’iniziale successo delle proteste anti-vertice ed al loro rappresentare un significativo passo avanti.
I vantaggi di questa forma di organizzazionev
Il vantaggio maggiore che deriva da questa forma di organizzazione sta nel rapido sviluppo e nella rapida crescita di un movimento di decine di migliaia di persone a partire da mezzi e risorse alquanto scarsi. Quasi senza eccezione questi gruppi si sono formati spontaneamente, copiando ciò che altri stavano facendo con successo. La diffusione delle conoscenze non avviene tramite il contatto individuale o tramite i libri, bensì attraverso una moltitudine di messaggi di posta elettronica e di siti in rete.
Nei primi anni era anche possibile che le proteste anti-vertice organizzate da queste reti ottenessero un forte impatto sui vari vertici della globalizzazione capitalistica. I lavori del vertice del WTO del 1999 a Seattle e della BM a Praga nel 2000 fallirono a causa delle proteste e nel caso di Praga i delegati al summit se ne andarono dalla città. Questa nuova tattica aveva colto impreparate le forze repressive, abituate a confrontarsi con organizzazioni verticistiche e centralizzate ed incapaci a capire da chi dovevano guardarsi e quanto seriamente. Le stesse manifestazioni locali di Reclaim The Streets in diverse città del pianeta avevano messo in difficoltà le forze di sicurezza non abituate a certi metodi di organizzazione.
Ovviamente gli Stati hanno enormi risorse a disposizione e dopo alcuni disastrosi tentativi -vedi il vertice NAFTA sempre del 2000- si sono adattati a queste nuove forme organizzative sviliuppando nuovi metodi di controllo. Questi nuovi metodi si poggiano su un alto livello di repressione fino ad aprire il fuoco sui manifestanti come ai contro-vertici di Goteborg e Genova. Un altro metodo è stato quello di spostare i vertici dalle grandi città, in cui i manifestanti possono riunirsi facilmente, verso località isolate come addirittura in Qatar -una dittatura! – nel caso del vertice della BM.
In particolare, dopo l’11 settembre, quando la sicurezza è divenuta un pretesto plausibile a livello di opinione pubblica, si è ridotta l’efficacia dei tentativi di impedire o addirittura far fallire i vertici delle istituzioni della globalizzazione. Vi sono ancora proteste e scontri in diversi vertici, ma i delegati li vedono su Sky News e non più nelle strade intorno al luogo del vertice. Infatti, le proteste sono diventate sempre più simboliche, pur restando frequenti gli scontri con quella o quell’altra polizia a cui è toccato in sorte in quel mese di dover proteggere l’elite del mondo.
La forma del network nell’organizzazione è sempre efficace ma può risultare anche ostica quando sperimenta nuovi metodi e nuove tattiche. Ogni gruppo locale si sente libero di uscire e provare nuove idee senza consultarsi prima con nessun altro. Se la cosa funzione essa viene rapidamente replicata altrove. Ma l’aspetto ostico di questa forma di sperimentazione senza consultazione sta nel fatto che quei possibili fallimenti che potevano essere sottoposti alla discussione in una organizzazione più formale, creano poi lacerazioni e frequentemente situazioni difficili alle persone. Si può finire in carcere o perdere qualsiasi sostegno a livello locale per un’azione che poi non faceva la differenza. Viceversa in un’organizzazione formale sarebbe sorta l’esigenza di un dibattito geograficamente ampio sulla strategia e sulla tattica prima di passare all’azione. Il che può da un lato evitare di ripetere gli errori del passato ma dall’altro può anche far perdere un’opportunità e limitare quelle nuove strategie che hanno bisogno di essere sperimentate.
Negli anni ’90, con la bancarotta della vecchia sinistra autoritaria, è stato proprio questo spazio di sperimentare e replicare nuovi metodi che ha permesso il rapido emergere di un nuovo movimento dotato di nuove tattiche e nuove strategie costruite "sulla strada", piuttosto che studiando i classici.
Quali i limiti?
Lo Stato può essere lento nella risposta, ma esso dispone di una struttura di potere enorme con miliardi di dollari a disposizione e centinaia di migliaia di uomini. Per cui, nessuna singola forma di organizzazione, a meno che non sia in grado di coinvolgere la maggioranza dei lavoratori, sarà mai capace di reggere lo scontro. E questo riguarda non solo le organizzazioni formali ma anche quei metodi per un’organizzazione informale e decentralizzata.
Molte delle cose che sono utili nelle forme organizzative del network, possono anche diventare punti deboli. Il loro essere informali significa che gli aderenti hanno un debole impegno, deboli finanze e risorse che li rende dipendenti da donazioni e prestiti da organizzazioni più formali. La disinvoltura della militanza (che spesso non è che il semplice far parte di una lista) significa anche che è facile per polizia, giornalisti e fascisti potersi infiltrare e mettere in atto nel nome del network delle vere e proprie provocazioni indirizzando messaggi che hanno lo scopo di screditare tutta la rete. Recentemente si è infatti assistito ad una campagna di pacchi-bomba fatta da un gruppo italiano che nessuno conosce e che ha la stessa sigla della maggiore organizzazione anarchica italiana, la FAI. In un network che non abbia alcuna struttura formale può essere difficile persino inviare un messaggio in cui si dica che simili azioni non fanno parte della rete.
Oltre i networks e le proteste
I metodi organizzativi basati sui networks si sono rivelati efficaci nell’organizzare i controvertici. Hanno avuto anche un ruolo vitale nel costruire la solidarietà internazionale, specialmente nel caso della lotta zapatista nella metà degli anni ’90. Ma l’esperienza di organizzazione dei controvertici suggerisce anche che in seguito il network si è rivelato fragile e non in grado di sostenere l’impatto a livello locale.
In Argentina, le forme organizzative del network sono state capaci di cacciare diversi presidenti e di aiutare le occupazioni di dozzine di fabbriche, ma non hanno fatto compiere progressi nel superamento del capitalismo. Lo slogan era "che se ne vadano via tutti", ma la realtà era che c’era sempre un altro candidato pronto a sedere sulla poltrona di presidente appena si rendeva vacante.
Il che non vuol dire che le forme organizzative del network sono inutili, né che esiste una forma alternativa di organizzazione che sia migliore in ogni occasione. Ma senz’altro indica il bisogno di guardare a modelli di organizzazione che sono oltre il network. O piuttosto a modelli complementari delle forme organizzative del network in grado di rivolgersi a quelle aree laddove esse siano deboli.
La vecchia sinistra aveva spesso l’attitudine a pensare che vi fosse una forma ideale di organizzazione che potesse essere modulata per tutti i bisogni e tutti ei casi. Per i leninisti era il centralismo democratico, per alcuni anarco-sindacalisti era il sindacalismo, ma per la maggior parte degli anarchici è sempre stata quella di favorire una pluralità di forme organizzative.
Dalla fine del XIX secolo, gli anarchici hanno indicato tante forme di organizzazione. In alcuni casi sono state anche messe in alternativa fra di loro. Ma Bakunin ha sempre sostenuto che tutte queste forme di organizzazione dovrebbero esistere l’una accanto all’altra e che gli anarchici dovrebbero farvi parte indistintamente.
Ciò che serve è che gli anarchici impegnati si organizzino in una organizzazione politica anarchica che assicuri quella continuità, quell’approfondimento teorico e quell’unità tattica che i networks -in ragione dei loro vantaggi- non hanno. Lo scopo principale dei networks è quello di organizzare tanta gente intorno ad un progetto circoscritto (per esempio un giorno di proteste), evitando di puntare ad una profondità teorica che finirebbe per restringere il numero di persone coinvolgibili.
Il ruolo delle organizzazioni anarchiche
Le organizzazioni anarchiche hanno le risorse per sviluppare l’approfondimento teorico utilizzando le esperienze fatte tramite i networks e valorizzare queste idee ancora nei networks. Le organizzazioni anarchiche hanno anche il tempo di affrontare una discussione di carattere teorico e storico che non è possibile in un contesto più ampio in cui si cerca di definire i dettagli concreti ed organizzativi di uno specifico evento.
Questo tipo di analisi è necessario se intendiamo partire dall’opposizione ai peggiori aspetti del capitalismo per costruire un’alternativa al capitalismo. La creazione di un’alternativa è un progetto a lungo termine che richiede la capacità di analizzare il capitalismo in tutte le sue differenti fasi, da quella socialdemocratica a quella neoliberista a quella fascista. Nel passato il capitalismo è stato in grado di sconfiggere e sopprimere i movimenti di protesta modulando le sue fasi, dando una vittoria apparente e limitata ai governi socialdemocratici oppure imponendo la repressione con il fascismo.
Quando ci capita di fare intervento sindacale o nel territorio e ci aspettiamo che le persone a cui ci rivolgiamo e cerchiamo di coinvolgere saranno attive per molti anni, allora vi è un vero vantaggio nel poter disporre di una stabile e formale organizzazione. Serve a creare credibilità a fiducia in coloro che vogliono lavorare in un modo che un network informale ed instabile non può garantire per lungo tempo.
Vi è una sorta di falso dibattito all’interno del movimento anticapitalista. Da una parte c’è chi vuole un’organizzazione a maglie strette. I leninisti ovviamente vogliono partiti centralizzati ma anche certi libertari vedono un’organizzazione più disciplinata e magari semi-clandestina come la risposta alle domande di un’efficace e crescente politica di proteste. Dall’altra parte la maggior parte degli attivisti continua a creare organizzazioni a maglie larghe come soluzione in sé, con l’aggiunta di certi "post-sinistrorsi" che ce l’hanno con qualsiasi forma di organizzazione e di coordinamento.
Da una parte e dall’altra si mettono in competizione i due metodi di organizzazione. Si tratta di un falso problema, infatti per gli anarchici queste forme di organizzazione dovrebbero essere complementari poiché i punti di forza di una sono i punti deboli dell’altra e viceversa. La rapida crescita del movimento ha favorito la forma del network, ma ora è tempo di costruirgli a fianco il partner più coerente. E cioè costruire un’organizzazione anarchica specifica che lavorerà con e all’interno dei networks, ogni volta che vengono alla luce.
Andrew Flood
Traduzione a cura di FdCA – Ufficio Relazioni Internazionali [English original]
Questo articolo è tratto dal No.8 (inverno 2004) di "Red & Black Revolution", rivista del Workers Solidarity Movement, Irlanda.
La grafica è di Paul Baran e raffigura tre diversi topologie di reti, descritti nel suo RAND Memorandum, "On Distributed Communications: 1. Introduction to Distributed Communications Network" (Agosto 1964)