Per una storia anarchica della rivoluzione cinese

Se si escludono alcuni eventi quali la Lunga Marcia e la Comune di Shanghai ben poco si sa negli ambienti della sinistra occidentale dello sviluppo della Rivoluzione Cinese, a confronto di quanto si sa sulla Rivoluzione Russa del 1917, sulla Rivoluzione Spagnola nel 1936 o persino sulla primavera di Parigi nel 1968. Né hanno portato ulteriori conoscenze quelle frazioni della sinistra che sono state influenzate dal maoismo o che si sono autoproclamate maoiste. Il loro contributo storico si è fondato su una semplificazione per quale era importante solamente il ruolo svolto da un solo uomo, mentre 100 anni di storia rivoluzionaria venivano oscurati a vantaggio di eventi importanti solo per la figura di Mao. [Original article in English]

Se si escludono alcuni eventi quali la Lunga Marcia e la Comune di Shanghai ben poco si sa negli ambienti della sinistra occidentale dello sviluppo della Rivoluzione Cinese, a confronto di quanto si sa sulla Rivoluzione Russa del 1917, sulla Rivoluzione Spagnola nel 1936 o persino sulla primavera di Parigi nel 1968. Né hanno portato ulteriori conoscenze quelle frazioni della sinistra che sono state influenzate dal maoismo o che si sono autoproclamate maoiste. Il loro contributo storico si è fondato su una semplificazione per quale era importante solamente il ruolo svolto da un solo uomo, mentre 100 anni di storia rivoluzionaria venivano oscurati a vantaggio di eventi importanti solo per la figura di Mao. [Original article in English]

Questo articolo cerca di ripercorrere le rivoluzioni cinesi da un punto di vista anarchico. Non si tratta di una storia dell’anarchismo cinese, sebbene si dà conto di alcune delle vicende relative al movimento anarchico che per 20 anni anni ha dominato la formazione della sinistra in Cina. Una vera storia del movimento anarchico cinese dipende non solo dalla traduzione di una vasta quantità di testi a partire dagli inizi del XX secolo, ma anche da una dettagliata ricerca a base locale che scopra una storia che è stata deliberatamente seppellita e dimenticata.

Le origini locali della rivoluzione

La moderna tradizione rivoluzionaria assume come incipit la ribellione del Taiping del 1850. Nel corso di 14 anni, centinaia di migliaia di contadini insorti conquistarono gran parte della Cina centrale e meridionale con una guerra civile che costò 20 milioni di morti.

Sebbene i dirigenti di quella rivolta si insediarono poi come monarchi assoluti, quell’episodio aveva una serie di caratteristiche che avrebbero segnato le rivolte repubblicane e di sinistra nei successivi 100 anni. Vediamole:

1. Si trattava della prima rivolta che non usava il tradizionale argomento confuciano per cui l’Imperatore in carica aveva perso "l’investitura divina" e doveva essere sostituito. Si opponeva invece al Confucianesimo, che pure era stato il fondamento ideologico dello Stato cinese per centinaia di anni.

2. Si proclamò l’uguaglianza delle donne, che vennero mobilitate nell’esercito e liberate dall’obbligo di bendarsi i piedi.

3. Si abolì la proprietà privata, tutta la terra veniva assunta e distribuita dallo Stato.

4. L’imperialismo intervenne in supporto del regime al governo e contro la rivolta.

Al tempo della rivolta, la potenza dello Stato cinese stava attraversando un periodo di rapido declino sotto le pressioni dell’imperialismo occidentale. La prima guerra dell’oppio del 1839-42 terminò non solo col cedimento cinese rispetto all’importazione di oppio dall’India occupata dai britannici ma anche con il controllo britannico sui porti cinesi tra cui Hong Kong. Durante gli ultimi anni della rivolta del Taiping, la dinastia regnante Ch’ing (Manchu) perse una seconda guerra dell’oppio con l’occidente. Dal momento che la corte cinese aveva posto la Cina al centro del processo di incivilimento per migliaia di anni, queste sconfitte e la crescente penetrazione dell’imperialismo provocarono una profonda crisi ideologica nelle elite.

La necessità di modernizzare

Quando, dopo una lunga lotta supportata dagli aiuti occidentali, i Ch’ing ebbero sconfitto la rivolta del Taiping, si ritrovarono anch’essi a riconoscere che il tradizionale stato cinese doveva essere modernizzato se voleva mantenere la propria indipendenza. Il problema era che la maggior parte delle classi dominanti si opponevano alle misure necessarie poiché la modernizzazione minacciava molti loro privilegi. I periodi contraddistinti da tentativi di modernizzazione imposti dall’alto che seguirono, vennero caratterizzati dal mantenimento dei valori tradizionali a fianco dell’introduzione delle "idee occidentali" limitatamente al campo delle tecnologie militari ed industriali. Ma era troppo poco, era troppo tardi e nel 1894 il Giappone, che aveva iniziato una modernizzazione più diffusa, sconfisse la Cina nella prima di una serie di guerre imperialiste di conquista.

La corte cinese in precedenza era solita definire con disprezzo i giapponesi come "nani", per cui la sconfitta per mano giapponese aggravò la crisi ideologica e mise in luce la necessità di riforme sempre più avanzate. Quando l’ala modernizzatrice della burocrazia riuscì a far passare un programma di riforme gradito all’imperatore, ci fu un breve periodo di accelerazione riformatrice, ma dopo i "100 giorni" la maggioranza tradizionalista mise in atto un colpo di palazzo, mettendo fine a quel breve periodo e mettendo a morte 6 esponenti riformatori.

La debolezza dello stato cinese di fronte all’imperialismo occidentale ed a quello giapponese diventò il grande tema di discussione tra le elite cinesi nei successivi 60 anni, ma sebbene i Ch’ing fossero stati in seguito rappresentati semplicemente come proni ai voleri imperialisti, la realtà era molto più complessa. Alla fine del XIX secolo, un disperato tentativo di invertire la tendenza fu quello di incoraggiare la rivolta dei "Boxer" ("Il Movimento per la Società Giusta ed Armoniosa") nel 1900 e poi nel giugno 1901 con una vera e propria dichiarazione di guerra alle potenze imperialiste quando sembrava che la rivolta potesse avere successo.

Nelle file dei Boxer c’erano poveri contadini sradicati dalle loro terre, gruppi marginali minacciati dalla modernizzazione ed alla loro testa gli ufficiali più conservatori. L’anti-imperialismo dei Boxer è stato descritto come molto vicino alla xenofobia (1) e la grande maggioranza di coloro che vennero uccisi dai Boxer erano cinesi convertiti al cristianesimo. Ai rivoltosi mancarono le armi per sconfiggere forze imperialiste ben organizzate. La loro rivolta venne sconfitta e servì come pretesto per le potenze imperialiste per far crollare le barriere verso l’interno della Cina. La brutalità che venne usata, specialmente l’ordine del Kaiser Guglielmo II di "fare in modo che i cinesi si ricordassero della Germania per mille anni così che nessun cinese avrebbe mai più osato guardare di traverso un tedesco", non fece che incrementare il risentimento contro le potenze imperialiste. Origini del movimento repubblicano I Ch’ing reagirono alla sconfitta accelerando il programma di riforme. Ma queste riforme, lungi dal salvare il regime, ne accelerarono la caduta, dal momento che contribuirono a creare quelle istituzioni moderne da cui emerse una nuova generazione di rivoluzionari repubblicani. Proprio negli anni ’20 questi rivoluzionari provenivano quasi del tutto da settori circoscritti della società cinese, cioè quelle frazioni delle classi medio-alte che sostenevano la modernizzazione, vale a dire studenti, giovani ufficiali, ceto mercantile. Queste nuove istituzioni erano principalmente l’esercito e l’università di Pechino. E si aggiunsero al sistema delle Scuole Modello che si erano già diffuse in Cina per istruire i figli della piccola nobiltà che seguiva i metodi occidentali e non più quelli confuciani.

L’esperienza di viaggiare all’estero, molto spesso come studenti sia in Giappone che in Europa, divenne un elemento comune della crescita politica di molti di coloro che diventeranno figure rivoluzionarie chiave negli anni a venire. Dal 1905 si sa dell’esistenza di gruppi anarchici cinesi residenti sia a Parigi che a Tokyo. Questi e gli studenti rientrati nel paese con idee radicali iniziarono a pubblicare giornali ed a costruire organizzazioni di propaganda. In generale gli anarchici facevano parte anche del più ampio movimento rivoluzionario repubblicano guidato da Sun Yat-sen.

Sun Yat-sen fu l’insorto repubblicano che sarebbe divenuto per poco tempo presidente della Repubblica dopo molte insurrezioni fallite, a partire dalla prima del 1885 nel Kwangtung. Aveva studiato matematica all’estero e dopo l’insurrezione del Kwangtung emigrò a Londra e poi in Giappone, dove fondò a Tokyo nel 1905 la Alleanza Rivoluzionaria che sarebbe poi diventata il Kuomintang (KMT). Si trattava di una organizzazione molto ampia in cui entrarono anche molti anarchici, cosa che lo stesso Sun Yat-sen incoraggiò, quando più tardi nel 1924 disse che "lo scopo finale del Principio di Esistenza del Popolo era il comunismo e l’anarchismo." (2)

"Vittoria" repubblicana

Il 10 ottobre 1911 viene ricordato come la data di nascita della repubblica in Cina perché fu quel giorno che il governatore del Wuchang sfuggì ad una una insurrezione locale. Lo scontento verso il regime dei Ch’ing si era diffuso tra le classe privilegiate provocando una valanga di eventi nei mesi successivi fino ad una rivolta di corte. Il regime dei Ch’ing crollò non sotto i colpi di un movimento unitario dotato di un programma di cambiamento, bensì sotto il peso della propria impopolarità.

Si provocò così un vuoto. Sun Yat-sen venne inizialmente dichiarato presidente agli inizi del 1912 ma egli non riuscì a fermare la frammentazione del paese che era ormai iniziata con il collasso dei Ch’ing, per cui il 13 febbraio venne sostituito da Yuan Shih-k’ai per il bene dell’unità. Yuan era una figura di militare tradizionalista che si era unito alla rivolta solo perché era caduto in disgrazia presso la corte dei Ch’ing. Nel 1911 Yuan aveva combattuto per i Ch’ing e massacrato i prigionieri repubblicani. Poteva aver cambiato fronte, ma non aveva cambiato idea al punto di cercare di restaurare l’impero con egli stesso al potere, prima della sua morte nel 1916. Questo portò ad una divisione nel paese e Sun Yat-sen costituì un nuovo movimento repubblicano KMT nel sud contro i successori di Yuan Shih-k’ai a Pechino.

Questo fu il periodo dei signori della guerra che durò fino agli anni ’30. Nessuno governava sulla Cina, invece il KMT combatté i comunisti e certi locali signori della guerra, con cui a volte si alleava per andare contro i comunisti e più tardi contro i Giapponesi. Lo stato di guerra era una costante nella vita di quei tempi con eserciti rivali che arruolavano i contadini, imponevano tasse sui territori conquistati afflitti da una dilagante carestia a causa della guerra.

La lezione ricavata da molti giovani rivoluzionari fu che la tradizionale società cinese doveva essere attivamente abbattuta prima che potesse fare qualche vero progresso. Era questa la posizione degli anarchici a Parigi e del loro giornale "Nuova Era" fin dal 1907, con la pubblicazione di già ben 100 numeri. Queste posizioni vengono tradizionalmente accreditate alla pubblicazione di Chen Duxiu, "Nuova Gioventù", che apparve alla fine del 1915, probabilmente perché Chen avrebbe poi fondato il Partito Comunista Cinese (PCC), ma si sa che egli lavorava a stretto contatto con gli anarchici. Egli sosteneva che l’etica confuciana doveva essere ribaltata per dare il primato ai giovani ed all’innovazione a discapito dell’età e della tradizione. La tradizionale soggezione verso i governanti, i padri ed i mariti doveva essere rifiutata a vantaggio della scienza e della democrazia.

Il Movimento per la Nuova Cultura

Erano queste le idee che gli anarchici avevano promosso nel decennio precedente. Arif Dirlik nel suo studio sull’anarchismo cinese elenca il contributo anarchico al crescente movimento rivoluzionario;(3)

  • In prima fila per l’istruzione universale, la trasformazione della famiglia e l’emancipazione delle donne;
  • fondatori dei primi sindacati moderni in Cina nel 1917;
  • alla testa della diffusione del movimento rivoluzionario nelle aree rurali;
  • i primi a sperimentare nuove forme di istruzione e nuovi modi per organizzare la produzione.

Per un lungo periodo, e fino al 1925, la maggioranza dell’ala radicale del movimento rivoluzionario era composta da anarchici piuttosto che da marxisti. Molti testi anarchici erano stati tradotti già nel corso della rivoluzione del 1911 mentre le traduzioni di Marx erano rare sino al 1920. (4) Dirlik dice "Non c’era nessuna "sinistra marxista" di cui si possa parlare in Cina fino al 1920-21. La maggior parte di coloro che emergeranno come dirigenti del movimento comunista in Cina provenivano da un periodo anarchico prima di diventare marxisti." (5)

Un movimento rivoluzionario intellettuale di "massa", Il Movimento per la Nuova Cultura, si era formato in quel 5% ai vertici della società cinese nel periodo della Prima Guerra Mondiale. Divenne noto come il Movimento 4 Maggio in seguito alla protesta studentesca del 4 maggio 1919. Kuang Husheng, lo studente che spalancò i cancelli del Ministero degli Esteri quel giorno, era un anarchico.(6) Questo Movimento 4 maggio era filo-occidentale nella lotta contro la tradizione, il 50% delle sue pubblicazioni erano testi occidentali, ma era anche fieramente anti-imperialista quando si trattava della "umiliazione" subita dalla Cina da parte del Giappone e delle potenze occidentali. Le proteste studentesche del maggio 1919 che caratterizzarono il movimento esplosero a Pechino in conseguenza delle Conferenza di Pace del dopo-guerra a Parigi, in cui le concessioni tedesche in Cina vennero date al Giappone.

Le condizioni degli operai cinesi

Fino a questo punto e comunque fino al 1925 la lotta per la modernizzazione si era svolta all’interno dell’elite e tra le sue frazioni. Si trattava pure di una lotta di massa dato che l’elite contava milioni di cinesi. Ma in generale i contadini e la poco numerosa classe operaia ebbero un ruolo passivo oppure vennero reclutati in uno degli eserciti in campo.

Nel 1920 la Cina contava 450 milioni di abitanti di cui solo il 6% viveva nelle città. La classe operaia era poco rilevante, nel 1919 c’erano 1 milione di operai nell’industria, 2 milioni nel settore minerario e nell’edilizia, 10 milioni nei trasporti e 12 milioni nell’artigianato.(7) Per cui anche a volersi mantenere larghi, una volta esclusi i contadini, solo il 5% della popolazione erano operai e solo lo 0.5% impiegati nell’industria.

Le condizioni di lavoro erano spesso brutali. Operai erano anche i minori a partire dai 6 anni e nel 1920 a Shanghai la giornata di 12 ore era la norma con 13 giorni lavorativi su 14. Molti lavoravano 18 ore al giorno, prima di crollare morti di sonno in un angolo dell’officina. I tentativi di organizzazione venivano brutalmente repressi, tra il 1900 ed il 1919 si contano 152 scioperi.

Gli anarchici erano la forza più significativa agli albori del movimento sindacale organizzato in Cina. Liang Bingxian, esponente dell’anarchica Società di Studi del Socialismo pubblicò il primo giornale sindacale, "Il Lavoro" nel 1918. Guangzhou (Canton) era il centro del movimento e gli anarchici di Guangzhou nel 1918 contribuirono ad organizzare il Sindacato della Casa del Tè di Guangzhou che raggiunse gli 11.000 iscritti, e l’anno dopo sindacalizzò anche i barbieri. Xie Yingbo fu un influente dirigente sindacale collegato agli anarchici i quali, tramite lui, divennero influenti anche nel sindacato metallurgico.(8) Nel 1921 gli anarchici di Guangzhou avevano messo in piedi almeno 40 sindacati ed alcuni di loro ne erano anche i dirigenti, come il fratello dell’autorevole anarchico Shifu e come Liu Shixin.(9) Dirlik scrive che il primo Congresso Sindacale Nazionale a Guanghzhou nel 1922 "rivelò l’estensione dell’influenza anarchica nelle organizzazioni sindacali del sud."(10) Nel 1922 due dirigenti sindacali anarchici vennero uccisi a calci dopo aver guidato uno sciopero a Changsha.

Le condizioni dei contadini

Le condizioni dei contadini variavano in modo considerevole a seconda delle zone del paese, ma in generale gli appezzamenti da lavorare erano sempre più piccoli a fronte del grande numero di contadini e persino i contadini più ricchi avevano piccole proprietà. La maggior parte della terra era nelle mani del 10% della popolazione. Uno studio del PCC risalente agli anni ’30 divideva la popolazione possidente di terreni rurali in questo modo.

  • Contadini poveri che per poter vivere lavoravano piccoli appezzamenti di terra altrui. Erano il 68% della popolazione, sul 22% delle terre.
  • Contadini medi che potevano vivere con la terra di proprietà senza impiego di manodopera a lungo termine. Erano il 22% della popolazione, sul 25% delle terre.
  • Contadini ricchi che lavoravano la terra, ma ne avevano così tanta da dover impiegare manodopera costante. Erano il 7% della popolazione sul 27% delle terre.
  • Infine c’era la piccola nobiltà che era composta di intellettuali, amministratori locali, possidenti ed usurai. Erano il 3% della popolazione sul 26% delle terre. (11)

Ci furono dei tentativi per organizzare il mondo rurale. Ondate di anarchici "se ne andarono in campagna", specialmente nel periodo del 4 maggio. Prima del 1920, grazie agli sforzi degli anarchici, una parte del Fuijan divenne nota come "Russia sovietica del Fujian meridionale" (12). Persino alla fine degli anni ’20 gli anarchici nel Fujian prepararono un’insurrezione a cui si unirono anarchici provenienti dal Giappone e dalla Corea "convinti che il Fujian potesse servire da base per una insurrezione anarchica dell’Asia orientale." (13)

Nel periodo dal 1900 al 1940 peggiorarono le condizioni dei contadini. C’era stato un lungo periodo di crescita della popolazione. La fine del tradizionale sistema confuciano significò anche la fine delle relazioni sociali paternalistiche nei villaggi e l’introduzione in molte regioni di un mercato implacabile basato su possidenti assenti o su agenzie proprietarie rappresentate da referenti locali. Un affitto che poteva raggiungere il 45% della produzione ed una serie di arbitrarie tasse sulla terra che potevano accumularsi per anni portarono ad una imprevedibile crisi. Grandi carestie e morte per indigenza non erano cose rare se prodotte da una pessima stagione o da un raccolto fallimentare. Ma anche se tutto ciò veniva evitato, la sopravvivenza stava nel chiedere denaro in prestito agli usurai locali con la conseguente perdita della terra, tutta o in parte, se il debito non veniva ripianato.

La Rivoluzione Russa e l’avvento del PCC

Nel 1919 i rivoluzionari repubblicani erano ormai disillusi rispetto al liberalismo occidentale, in particolare a causa del trattamento imposto alla Cina dalla Conferenza di Pace di Parigi. Sebbene non ampiamente compresa, la Rivoluzione Russa sembrava offrire alla modernizzazione una via nuova e vincente. I Bolscevichi di Lenin davano fiato all’anti-imperialismo allo scopo di rivolgersi ai popoli orientali per cui il Leninismo sembrava offrire non solo un programma di modernizzazione all’occidentale ed un modello rivoluzionario di successo, ma anche un modello che rigettava l’imperialismo occidentale.

In Cina la Rivoluzione Russa venne inizialmente vista come una rivoluzione anarchica, a causa della mancanza di una tradizione rivoluzionaria marxista nel paese. Il giornale anarchico "Il Lavoro" fu la prima testata a parlare a fondo della rivoluzione e lo fece in un modo che Dirlik conclude dipingendola come "una rivoluzione in perfetta armonia con le aspirazioni anarchiche"(14). Inizialmente era questa l’opinione più diffusa in Cina, per cui la Rivoluzione Russa portò ulteriore forza al movimento anarchico cinese.

Intanto il leninismo cresceva anche se lentamente. Chen Duxiu era diventato un marxista e nel 1921 convocò il primo congresso del Partito Comunista Cinese (PCC). Tredici furono i delegati in rappresentanza di 57 iscritti. Molti di loro erano effettivamente anarchici, e la natura a maglie larghe del partito a quel punto viene confermata dal fallimento del congresso di Shanghai nell’editare un manifesto e forse ancor di più dal fatto che 2 dei 13 delegati diventarono poi ministri nel governo filo-giapponese di Nanking durante la guerra(15). Anarchici si dicevano anche molti dei partecipanti ai primi gruppi di studio sul marxismo; quello di Guangzhou era composto inizialmente solo da anarchici e da due inviati di Mosca!

Il PCC era ancora solo una delle tante cose che si muovevano; Jung Chang e Jon Halliday scrivono "C’erano molti altri gruppi comunisti in Cina in quel tempo – almeno 7 tra il 1920 ed il 1922, di cui uno dichiarava 11.000 iscritti" (16). Agli inizi del 1913, quando il Partito Socialista Cinese venne bandito, esso contava 200 sezioni e 400.000 iscritti. Ma è importante dire che il PCC era l’unico che aveva il riconoscimento di Mosca, per cui tra l’ottobre 1921 e giugno 1922, il 94% dei fondi del PCC veniva da Mosca (17). Il che permise a gran parte dei suoi attivisti di diventare organizzatori a tempo pieno, permise di stampare giornali e di aprire librerie. Uno di questi attivisti era il figlio di un ricco contadino di Hunan, Mao Tse-Tung, che lasciò il lavoro per dedicarsi a tempo pieno per il partito.

Il fascino continuo dell’anarchismo

Gli anarchici continuavano a crescere in numero anche agli inizi degli anni ’20. Dopo il 4 maggio vi erano raggruppamenti anarchici a Pechino, Shanghai, Nanjing, Tianjin, Guanghzhou, Zhangzhou, Hankou, Chengdu e Changsha come pure all’estero in Francia, Singapore, Filippine, San Francisco e Vancouver. Tra il 1910 ed il 1928, si contavano 92 raggruppamenti anarchici, spesso con proprie pubblicazioni. Il picco del movimento venne raggiunto tra il 1922 – 1923 quando uscivano oltre 70 pubblicazioni anarchiche. La tiratura dei libri raggiunse le 5000 copie e quella delle cartoline degli anarchici più famosi le 50.000 copie (18). Tuttavia il numero degli anarchici non era grande cosa se raffrontato con gli abitanti della Cina; in un articolo di Xiao Xing del 1923 sul mensile "Mutuo Appoggio" si stimava in parecchie migliaia il numero degli anarchici in Cina. (19)

Quando venne fuori la realtà di quello che stava succedendo in Russia e gli anarchici divennero critici verso i Bolscevichi, la forza degli anarchici divenne una preoccupazione per il PCC. Nel 1922 Chen Duxiu rispose ad una proposta di spostare la sede nazionale del PCC nel Guangzhou dicendo "Gli anarchici qui sono dappertutto e parlano male di noi. Come si può pensare di spostarci a Guangzhou?"(20). L’incapacità degli anarchici di costruire grandi e coerenti organizzazioni sembrava non aver importanza finché essi erano la forza principale nella sinistra rivoluzionaria. Ma agli inizi degli anni ’20 era proprio questo il problema.

Infatti, nonostante il lungo periodo di attività ed i grandi numeri, gli anarchici non riuscirono a costituire nessun tipo di coordinamento nazionale e neppure a livello regionale. Ci furono dei tentativi, un paio di piccoli congressi e piccole federazioni. Causa di questa incapacità fu in parte la repressione governativa, ma la ragione principale fu il fallimento di tutti gli anarchici cinesi nell’assumere seriamente la questione della coerenza organizzativa. Dirlik sostiene che negli anni ’20, "gli anarchici cinesi, filosoficamente sospettosi verso l’organizzazione politica, si ritrovarono a non essere in grado di coordinare le loro attività in modo abbastanza sufficiente da poter competere alla lunga con i comunisti" (21). Dal momento che l’anarchismo non riusciva a fornire una soluzione organizzativa all’intensificarsi della situazione rivoluzionaria, molti degli anarchici che rimasero attivi finirono in uno o nell’altro dei due poli rivoluzionari in espansione, il KMT ed il PCC.

L’alleanza PCC – KMT

Nel 1922 il PCC, dietro ordine di Mosca, si fuse con il KMT. Questa alleanza sarebbe poi finita in un massacro, ma nell’immediato permise al PCC di passare dai 195 iscritti del luglio 1922 ai 58.000 nella primavera del 1927, diventando la forza maggioritaria della sinistra rivoluzionaria. Il KMT ricevette supporto e addestramento militare da Mosca, in particolare i Russi addestrarono un’elite di ufficiali sulle più moderne tecnologie militari intorno a cui formare l’esercito del KMT, ed uno di questi ufficiali fu Chiang Kai-shek, che fece anche un viaggio a Mosca.

Da questa alleanza il PCC ottenne una considerevole credibilità quale seria forza politica, tale da aiutarlo nell’assumere la dirigenza delle organizzazioni di massa, prima nelle mani di quei disorganizzati – al confronto – degli anarchici. Tra il 1923-27 le fluttuanti organizzazioni operaie delle città, spesso formatesi grazie agli anarchici, crebbero, finirono sotto il controllo del PCC ed in conseguenza della politica di questo ne uscirono decimate al punto che il PCC non riuscì mai più ad ottenere quel livello di sostegno dalla classe operaia urbana.

La strategia del PCC era quella di lavorare nel KMT ed in particolare nell’ala sinistra del KMT per giungere al potere. Brodin, il consigliere sovietico del PCC, sosteneva che il compito del partito era quello "di fare da portatori per il Kuomintang." Erano sicuri che il ruolo dei Russi nel programma di addestramento militare nell’accademia di Whampoa avrebbe dato loro un notevole controllo sull’esercito, anche se in molti casi, compreso quello di Chiang Kai-shek, questo ruolo risulterà essere sovrastimato. Ebbero qualche successo quando ci fu la scissione tra il PCC ed il KMT ed alcuni ufficiali con le loro unità passarono al PCC.

In termini militari l’alleanza diede subito i suoi frutti. L’esercito del KMT meglio addestrato ed equipaggiato si dimostrò in grado di sconfiggere gli eserciti dei signori della guerra e del regime di Pechino. Il PCC fu in grado di dare valore aggiunto a queste vittorie tramite le mobilitazioni di massa degli operai e dei contadini nelle aree in cui avanzava l’Armata del Nord, la quale sotto il comando di Chiang Kai-shek iniziò rapidamente a centrare i suoi obiettivi.

Nell’estate del 1925 ci furono scioperi generali a Shanghai, Hong Kong e Guangzhou in risposta alla morte di 12 scioperanti provocata dalla polizia britannica alla fine di maggio a Shangai. Qui il PCC controllava le lotte e guidò lo sciopero tramite il suo controllo sul SIndacato Generale del Lavoro. Nel Guangzhou e vicino Hong Kong comunque il PCC non aveva lo stesso livello di controllo. Nello sciopero della amministrazione pubblica c’era un Consiglio dei Delegati degli scioperanti sulla base di un delegato per ogni 50 lavoratori. Questi eventi dimostrano non solo la crescente influenza del PCC ma anche che la classe operaia delle città era diventata di diritto la maggiore forza politica.

Il KMT contro il PCC

Le prime evidenti spie di problemi nell’alleanza KMT – CCP sorsero quando Chiang Kai-shek lanciò un attacco a sorpresa contro la sinistra interna e contro il PCC nel Guangzhou nel marzo 1926 in risposta alla crescente influenza della sinistra e del movimento sindacale nella città. Nel congresso del maggio 1926 del KMT, venne ratificata la svolta di Guangzhou e Chiang Kai-shek venne nominato capo della imminente Spedizione del Nord. Vennero posti anche dei limiti all’influenza del PCC.

La risposta del PCC fu di starsene buoni e al tempo stesso cercare di continuare a costruire la propria influenza tramite la sinistra del KMT. Le notizie di ciò che era accaduto a Guangzhou vennero nascoste a Mosca. Di fronte ad una tumultuosa ondata di rivolte contadine, la reazione del PCC fu quella di condannare gli eccessi dei contadini, per timore di alienarsi l’appoggio della borghesia progressista. Chen avvertì che "Una politica agraria troppo radicale avrebbe creato una contraddizione tra l’esercito ed il governo a cui partecipa il PCC. La maggioranza degli ufficiali dell’esercito veniva da famiglie di piccoli proprietari terrieri che sarebbero state le prime ad essere danneggiate da una riforma agraria." (22)

Quando iniziò l’Offensiva del Nord nel luglio 1926, il PCC era in grado di mobilitare circa 2 milioni di contadini e di operai a sostegno dell’offensiva. Nel settembre 1926 presero Wuhan dove il governo che si insediò era composto dalla sinistra del KMT sotto l’influenza del consigliere bolscevico Borodin. L’influenza della sinistra culminò il 21 marzo 1927 con un gigantesco sciopero generale a Shanghai, dove prese rapidamente il controllo della città 6 giorni prima dell’arrivo di Chiang Kai-shek. L’evento gettò nel panico le potenze imperialiste che usavano Shanghai come loro principale base in Cina come pure i capitalisti e la piccola nobiltà della città.

Chiang Kai-shek ebbe così una facile vittoria ma dovette riconoscere un crescente potere del PCC al quale era deciso a mettervi fine. A Shanghai ricevette fondi da mercanti e banchieri locali ed incorporò nel suo esercito ufficiali provenienti dalle truppe sconfitte a nord. Il 6 aprile 1927 un raid nell’ambasciata sovietica a Pechino portò alla luce documenti che provavano il grado di infiltrazione russa nel KMT, vennero anche catturati 19 esponenti del PCC, compreso il segretario del nuovo partito, e messi a morte. Il 12 aprile, a Shanghai, Chiang Kai-shek, insieme a gangsters locali (con cui aveva rapporti da lungo tempo) ed alla polizia del quartiere francese, lanciò un attacco letale contro il PCC e le organizzazioni sindacali in generale. Durante gli scontri vennero uccisi migliaia di operai e di iscritti al partito, oppure messi a morte in seguito, con il conseguente smantellamento del PCC e dei sindacati.

Fu di poco conforto al PCC il successo del golpe della sinistra del KMT nel Wuhan nel mese di luglio, dato che ebbe breve vita e si concluse con l’espulsione del PCC dal KMT. A disastro si aggiunse disastro per quell’anno dato che Mosca, nel tentativo disperato di salvare qualcosa, ordinò insurrezioni a ripetizione, tutte finite male e con la distruzione dell’organizzazione del PCC a livello locale. All’ordine di fare un’ultima insurrezione a Guangzhou si oppose lo stesso dirigente del PCC locale, Chang T’ai-lei che scrisse "Un’insurrezione a Guangzhou è fuori questione in questo momento". Stalin diede l’ordine ugualmente, se non altro perché gli tornava utile nel suo scontro con Trotsky, e furono 6.000 i cinesi massacrati. Ma l’insurrezione era durata abbastanza a lungo per essere presentata come una vittoria al 15° Congresso del Partito Bolscevico.

La fine dell’ortodossia leninista

Il periodo che va dalla costituzione del PCC nel 1921 ai disastri del 1927 può essere visto come un periodo di ortodossia in cui il PCC applicava con considerevole successo la linea dettata da Mosca e che gli aveva permesso di diventare la prima forza rivoluzionaria in Cina. Quella strategia gli aveva permesso di insediarsi nella classe operaia industriale e di costruire un’alleanza con la borghesia "anti-imperialista" sotto le vesti del KMT. In teoria questo avrebbe dovuto portare il PCC al potere sull’onda di una rivoluzione borghese, ma in pratica una base sociale limitata alla classe operaia industriale si era dimostrata troppo esigua in un paese come la Cina, dove la classe operaia non era che lo 0,5% della popolazione.

Nel 1927 gli anarchici erano una forza ormai spenta in Cina. Una parte restante finì con l’entrare nel KMT dopo la soppressione dei comunisti, nella speranza di poter tornare a dirigere di nuovo quei movimenti di massa che il PCC aveva rilevato. Una speranza vana, dato che nel 1928 il KMT era riuscito ancora una volta ad unificare la maggior parte del paese occupato, per cui non aveva più bisogno di movimenti di massa né tanto meno di "anarchici nel KMT".

Il KMT ancora non controllava alcune aree rurali rimaste isolate ed era qui che si era ritirato il PCC. Sebbene, come abbiamo visto, la strategia del PCC fosse quella di scoraggiare la lotta di classe nelle campagne, nel 1927 un esponente del PCC ed ex-anarchico, P’eng P’ai, prese parte alla formazione dei soviet contadini nel Kwangtung orientale (23). Qualche tempo prima nella insurrezione del 1926 a Hunan, Mao aveva scritto un "Rapporto sul movimento contadino nell’Hunan". In questa breve inchiesta vi erano gli embrioni della strategia che egli avrebbe seguito nei successivi 10 anni.

Erano circa 2 milioni i contadini che avevano fatto l’insurrezione nello Hunan. Il rapporto di Mao si apre con questa audace affermazione "In un tempo molto breve, nelle province centrali, meridionali e settentrionali della Cina, parecchie centinaia di milioni di contadini insorgeranno come una terribile tempesta, come un uragano, come una forza così rapida e violenta che nessuna forza, per quanto grande, sarà capace di fermarla. Abbatteranno tutti gli ostacoli che incontreranno lungo la strada per la liberazione" (24). Ben lungi dal seguire la linea del partito e dal condannare gli eccessi dei contadini, Mao scriveva "Quello che i contadini stanno facendo è del tutto giusto, quello che stanno facendo va benissimo!" e "Per dirla tutta, è necessario creare un attimo di terrore in ogni area rurale."

La strategia di Mao era quella di incoraggiare la guerra di classe nei villaggi in cui i poveri contadini venivano spinti a terrorizzare, torturare e spesso uccidere pubblicamente i piccoli nobili ed i proprietari terrieri. Facendo così avrebbero bruciato tutti i ponti col vecchio regime, che avrebbe sicuramente punito i responsabili se fosse tornato al potere in quelle terre. Il PCC avrebbe costruito "Armate Rosse" per difendere i contadini che in questo modo sarebbero diventati dipendenti dal PCC per il loro futuro e ne avrebbero rafforzato i ranghi.

Mao stabilì una base sulle montagne del Chingkangshan al confine con l’Hunan. Con la sconfitta del PCC nelle città questa base ed altre diventarono la salvezza per i sopravvissuti dirigenti del PCC e per le unità del KMT che si erano ammutinate ed erano passate con l’Armata Rossa. Tali unità, insieme a banditi locali, formarono agli inizi una forza di 10.000 uomini (ma solo 2.000 fucili) Queste basi riuscirono a resistere alla campagna di sterminio promossa dal KMT e l’esercito raggiunse i 65.000 uomini nel luglio 1930.

Queste basi si trovavano in regioni isolate su terreni impervi che rendevano difficoltose le manovre per gli eserciti del KMT. Inizialmente il KMT non era in grado di rispondere ai metodi delle guerriglia. Quattro campagne di sterminio finirono con un fallimento. Nel novembre 1931 venne infine dichiarata la fondazione della Repubblica Sovietica Cinese. Ma i militari del KMT avevano imparato dai fallimenti e la quinta campagna del 1934, basata su un lento avanzamento di piccole fortificazioni, costrinse il PCC ad abbandonare la regione del Chingkangshan.

Questa ritirata prese il nome famoso di "Lunga Marcia": ciò che restava dell’Arnata Rossa marciò per 10.000 km attraverso la Cina verso una nuova base nello Shensi. La storia convenzionale della marcia racconta che bisognava affrontare "una scaramuccia ogni giorno, una battaglia ogni 2 settimane", sebbene recentemente Jung Chang e Jon Halliday hanno sostenuto che Chiang Kai-shek lasciò andare l’Armata Rossa e che alcune battaglie non erano altro che invenzione della propaganda. Tuttavia non si può negare che le condizioni in cui avvenne la marcia furono orrende. Sui 90-100mila iniziali, solo 7-8mila giunsero a destinazione. Quelli che sopravvissero alla marcia diventeranno i futuri quadri dirigenti del PCC e dello Stato cinese. (25)

La nuova allenza con il KMT

La situazione internazionale era cambiata non poco durante la Lunga Marcia, i fascismi crescevano ad ovest e di conseguenza Stalin cercava alleati "antifascisti". Anche la Cina dal 1931 era sotto attacchi periodici da parte del militarismo giapponese che si espandeva costruendo stati fantoccio. Consapevole dello stato degli eserciti cinesi a confronto con quello giapponese, Chiang Kai-shek usò lo slogan "Unificazione e poi resistenza" per dire che il KMT avrebbe combattuto il nemico giapponese solo quando i nemici interni compreso il PCC fossero stati assoggettati. Disse anche che nella guerra col Giappone egli stava scambiando "lo spazio con il tempo". Ma quando il tempo era scaduto e la guerra col Giappone scoppiò apertamente nel luglio del 1937, il KMT perse presto tutte le città chiave e con esse tutta la credibilità nei confronti dei nazionalisti cinesi.

In questo contesto ed in linea colla politica del Comintern, il congresso del PCC durante la Lunga Marcia aveva lanciato l’appello del "Fronte Unito dal Basso". Che significava un fronte unito non con Chiang Kai-shek ma con tutti gli attivisti del KMT sotto la direzione del PCC. Non senza sorpresa l’appello ebbe qualche risultato. Tuttavia poco dopo nel maggio 1936 venne formata una Alleanza per la Salvezza Nazionale con la vedova di Sun Yat-sen quale presidente. L’Alleanza lanciò un appello per la fine della guerra civile e per un Fronte Unito contro i Giapponesi. Nell’estate del 1936 il PCC cambiò posizione verso un’alleanza con la guida di Chiang Kai-shek all’interno della politica della costruzione di "Fronti Popolari" locali, come indicato da Mosca.

Sebbene a questo punto il PCC si trovasse in una posizione di debolezza, confinato in povere province di confine, anche il KMT in realtà era nei guai. Prima dell’inizio della guerra con il Giappone, il KMT aveva attraversato un decennio in cui aveva controllato gran parte della Cina ed aveva avuto così la possibilità di dimostrare che poteva modernizzare il paese. Ma senza riuscirci, poiché al pari dei regimi precedenti la modernizzazione significava attaccare certi privilegi di classe, specialmente quelli dei possidenti, che avevano aderito al KMT dopo la vittoria del 1928 e ne costituivano la base di potere nella maggior parte delle località. Per esempio, sebbene esistesse una legislazione sui tetti per gli affitti, questa non era applicata nei tribunali locali controllati dai latifondisti, tranne che nelle zone controllate dal PCC.

La fine del KMT

Tra il 1932 ed 1935, la produzione agricola era aumentata solo dell’1%, una percentuale inferiore alla crescita della popolazione. La stessa crescita delle ferrovie e dell’industria moderna aveva basi così limitate che i cambiamenti risultavano quasi invisibili. Le riforme legislative per combattere la corruzione e limitare gli aumenti degli affitti si dimostrarono inefficaci per mancata applicazione a livello locale o perché ignorate dai possidenti terrieri. Nel 1934 Chang-Kei Sheik impresse una retromarcia alla sua politica al punto da restaurare il Confucianesimo quale religione di stato.

La guerra col Giappone salvò il PCC perché Chiang Kai-shek venne letteralmente costretto a mettere fine alla sua guerra contro i comunisti per entrare a far parte del Fronte Unito. La cosa divenne ufficiale nel settembre 1937 con la dichiarazione congiunta di KMT e PCC. Poiché l’esercito del KMT non era in grado di opporre una resistenza effettiva ai Giapponesi, il PCC fu in grado di dimostrare come la sua attività di guerriglia di lunga data insieme ad una migliore gestione amministrativa fossero armi in grado di tutelare gli interessi nazionali della Cina. Inoltre, la politica anti-guerriglia di punizione collettiva dei "3 tutto" dei Giapponesi, "bruciare tutto, uccidere tutti, saccheggiare tutto", portò i contadini ad arruolarsi nell’Armata Rossa per difendere se stessi.

A partire dallo Shensi il PCC allargò la sua area di controllo grazie alla guerriglia. In realtà accadeva spesso che il PCC vincesse di notte ed i Giapponesi di giorno, ma in questo modo fu possibile costituire un Governo delle Regioni di Confine. Che non era politicamente radicale, dato che dopo la Lunga Marcia il PCC aveva abbandonato il programma radicale allo scopo di costruire il Fronte Unito con il KMT. Ma il semplice atto di rafforzare la legislazione esistente promulgata dal KMT sui tetti agli affitti e sui tassi di interesse, portò al PCC le simpatie dei contadini.

Le aree governate dal KMT soffrivano anche di un’alta inflazione simile a quella della Germania di Weimar. I soldati di leva negli eserciti del KMT venivano trattati male come sempre negli eserciti cinesi – non erano insoliti la mancanza di cibo e di equipaggiamento. Per cui i soldati spesso giungevano a derubare e persino a uccidere i contadini locali. L’Armata Rossa d’altro canto trattava i suoi soldati in modo più ragionevole e scoraggiava fortemente i maltrattamenti ai danni dei contadini.

La vittoria del PCC

In questo contesto non vi è alcun mistero del fatto che nel corso della guerra quasi tutte le classi sociali cinesi siano giunte a vedere il PCC come quella forza che poteva offrire la migliore speranza per un futuro migliore rispetto al KMT. L’elite del PCC apparve in grado di proporre uno sguardo a lungo termine dopo l’ondata di modernizzazione e una efficace capacità di governo. I contadini vedevano come il PCC teneva sotto controllo i possidenti e gli usurai. A differenza del KMT, il PCC non era corrotto, ovviamente, e non era in combutta col l’imperialismo occidentale, dato che durante e dopo la guerra gli USA avevano fornito il KMT di armi e mezzi di trasporto per le truppe. Eppure quando il PCC giunse al potere nel 1949 e Mao dichiarò la vittoria dalla porta di Tienanmen, egli lo fece in termini nazionalistici, egli disse che la Cina doveva "rialzarsi" ed ufficialmente il 1949 venne descritto come la "vittoria della democratica rivoluzione borghese nazionale." Le 4 stelle più piccole sulla bandiera cinese rappresentavano l’alleanza che ha portato alla vittoria gli operai, i contadini, i ceti medi ed i capitalisti progressisti (cioè nazionalisti).

Non occorre più discutere sul fatto se il Maoismo ha portato la libertà agli operai ed ai contadini cinesi. Le stesse parole di Mao dimostrano che così non è stato ed oggi la Cina è diventata una parte vitale dell’economia capitalista globalizzata. Mao giunse al potere perché fu capace di seguire i sentieri che massimizzavano la crescita, il prestigio ed il potere del PCC nei periodi decisivi, in particolare nel 1927 e nel 1936. Egli aveva una chiara comprensione delle torsioni e delle svolte necessarie per portare il PCC al potere e per restarci, queste sue caratteristiche così esplicative sono compendiate nell’appellativo che un tempo lo rese molto popolare quello de "il Grande Timoniere".

Da un punto di vista anarchico, la questione più interessante e grandemente inesplorata è quella del fallimento dell’anarchismo cinese nell’offrire una propria alternativa nonostante il fatto che nel 1920 esso avesse tutti i numeri per poterlo fare. In primo luogo si può dire che l’anarchismo cinese non riuscì ad emanciparsi dalle sue origini collocate nella parte più radicale dell’elite repubblicana. Vi furono anarchici che riuscirono con successo a costruire i sindacati, ve ne furono di quelli che andarono nelle campagne per organizzare i contadini, ma il movimento in sé rifiutò di organizzarsi come tale e ne pagò il caro prezzo.

Andrew Flood
Traduzione a cura di FdCA-Ufficio Relazioni Internazionali. [Original article in English]

Note:
1. Lucien Bianca, Origins of the Chinese Revolution, 1915-49, Stanford University Press, 1971, p4
2. Anarchism in the Chinese Revolution, Arif Dirlik, 1991, University of California Press, p34
3. Anarchism in the Chinese Revolution, p27
4. James P Harrison, The Long March to Power: A history of the Chinese Communist Party, 1921-72, Praeger Publishers, 1972, p16
5. Anarchism in the Chinese Revolution, p2
6. Anarchism in the Chinese Revolution, p148
7. James P Harrison, The Long March to Power, p9
8. Anarchism in the Chinese Revolution, p170
9. Anarchism in the Chinese Revolution, p15
10. Anarchism in the Chinese Revolution, p18
11. Lucien Bianco, Origins of the Chinese Revolution, p95
12. Anarchism in the Chinese Revolution, p170
13. Anarchism in the Chinese Revolution, p26
14. Anarchism in the Chinese Revolution, p178
15. Lucien Bianco, Origins of the Chinese Revolution, p54
16. Mao: The Unknown story, Jung Chang & Jon Halliday, Jonathan Cape 2005, p28
17. Mao: The Unknown story, p28
18. Anarchism in the Chinese Revolution, p154
19. Anarchism in the Chinese Revolution, p13
20. Anarchism in the Chinese Revolution, p153
21. Anarchism in the Chinese Revolution, p147
22. Cited in "Theses on the Chinese Revolution", Solidarity, (1967) online at http://struggle.ws/disband/solidarity/china_rev2.html
23. Lucien Bianco, Origins of the Chinese Revolution, p62
24. Report on an Investigation of the Peasant Movement in Hunan, March 1927, Online at http://www.fordham.edu/halsall/mod/1927mao.html
25. Lucien Bianco, Origins of the Chinese Revolution, p68

Questo articolo è stato proposto per il giornale "Northeastern Anarchist" alla fine del 2007. Una versione modificata è stata pubblicata nel n°14, primavera 2009. L’articolo è stato anche usato come base per un presentazione audio-video intitolate "Anarchism & the Chinese Revolution" – vedi http://anarchism.pageabode.com/andrewnflood/anarchism-t…audio